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La prima scritta che riporta il toponimo di Duriis è considerato l'itinerarium Burdigalense o hierosolomytanum, del 333 dopo Cristo, che segnala la presenza, tra Pavia (Ticinum) e Lomello (Laumellum ), a 12 miglia dall'una e 9 dall'altra di una stazione di cambio per cavalli, appunto la "mutatio Duriis".
Ammiano Marcellino, Storico tardo latino, ricorda l'esistenza sulla via per la Gallia a sud di Milano, di "un locum ad duabus columnis insignem qui Laumellum interiacet et Ticinum" (Rerum Gestariis). Ritrovamenti casuali, avvenuti nel 1975, di asce, ceramiche, coppe e fibule, risalenti al bronzo medio (1600-1300 a c ), ora al museo civico di Pavia ed al museo preistorico Pigorini di Roma, testimoniano la presenza, in situ, di genti autoctone, forse di origine Ligure o di Golasecca,.stanziali, presumibilmente in piccoli accampamenti, a far tempo circa dal 2000 a.C. , come testimoniato dal ritrovamento di una tazza e di fibule con ansa ad ascia, fino al 9 secolo a.C., periodo in cui è possibile far risalire l'ultimo reperto appartenente all'età del bronzo, rinvenuto nel 1976.
Risalente al 5° secolo a.C. è invece una bocchetta di stile Etrusco probabilmente frutto del commercio tra i Tirreni e i Celti ( Insubri o più probabilmente Levi ) che proprio in quel periodo si affacciavano sulla pianura padana.
Risalenti al 2° secolo a.C. e di provenienza e gusto Celtico sono invece i numerosi ritrovamenti in zona Batterra, dove vengono ritrovati i reperti risalenti al secolo successivo, ormai di origine romana ( la battaglia di Casteggio ha luogo infatti nel 222 a.C.).
Fantasiose appaiono le teorie formulate nei secoli circa l'etimologia del nome di Dorno che deriverebbe dall'etrusco Horn (capo) o dal celtico Dur (argine), DURN (lino) o DURNA (curva).
Vari documenti medievali, a partire dal 12° secolo attestano l'uso ormai comune del nome Durno.
Caduto l'Impero Romano la Regione rimase in balia dei barbari, del Regno italico-gotico, dell'effimero Impero riunito da Giustiniano, per passare, dal 570 d.C. nel Regno longobardo e più tardi, dal 774, in quello franco e nel neo Sacro Romano Impero.
Nell' 834 Dorno, infeudato nella Contea di Lomello venne da Lotario I assegnato a Manfredi d'Orleans.
Roberto dei Conti Palatini, di Lomello, viene citato dall'Imperatore Enrico V, in un diploma del 1190, come Signore di Dorno.
Nel 1266 Dorno era Castello dei marcabotti, cioè dei ghibellini di Pavia, per poi passare nello stato Visconteo.
Lo stemma e il gonfalone
Su proposta dell'allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani, con Decreto del Presidente della Repubblica Antonio Segni, nel 1957, venne riconosciuto a Dorno il diritto al Gonfalone, rappresentante lo stemma del Comune.
A forma di scudo, diviso orizzontalmente in due parti, azzurra la
superiore e rossa l'inferiore, raffigura nella parte in alto, al centro, il sole con 12 raggi d'oro, avente ai lati sia destro che sinistro, 2 colonne marmoree. Nella parte inferiore sono, invece, raffigurati tre gigli d'oro.
Lo scudo è sormontato dalla corona e contornato da rami di alloro a sinistra e di quercia a destra, che si intrecciano in basso, sopra la scritta Dorno.
Il sole e i raggi stanno a rappresentare la localizzazione del comune nella Lomellina fertile e ricca dei prodotti della agricoltura; le colonne ricordano l'origine romana, con riferimento al sito "ad duas columnas" mentre i gigli sono tratti direttamente dagli stemmi gentilizi di antiche famiglie nobili del posto: i Dossi e gli Strada.
Documenti allegati:
Scarica il libro di Dino Laboranti "Dorno - appunti storici" (1,09 MB)
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